Sculture Immateriali: arte degenerata o abile operazione finanziaria?


Il mese scorso è rimbalzata sul web la curiosa notizia della vendita di una scultura immateriale (invisibile) del noto artista Salvatore Grau per l'incredibile cifra di 15.000 euro!

Questo un video di Repubblica.it sull'argomento: Genio o furbetto? L'artista che ha venduto una scultura invisibile a 15mila €: "Si vede col cuore" 

Una tale e incredibile notizia ha ovviamente provocato una scia di commenti sui social che vanno dall'ironico all'oltraggioso, dallo scandalizzato al divertito.

La notizia ha ovviamente destato il mio interesse, perché in effetti è qualcosa di apparentemente surreale, che a prima vista potrebbe indurre a pensare che si tratti di una fake news o del resoconto di un'abile truffa ispirata da qualche vecchio film di Totò! Tuttavia facendo qualche indagine, si capisce che la notizia è assolutamente vera e quindi, a maggior ragione, degna di un'indagine approfondita.

Innanzi tutto va detto che non si tratta di una sola scultura, ma l'artista ha una linea di sculture immaginarie e che finora hanno riscontrato un buon successo presso molti acquirenti di differente natura, privati o enti a vario titolo essi siano. Va detto anche che a riprova della qualità delle opere e dell'idea artistica, tali sculture hanno anche un mercato secondario, e in effetti questa notizia faceva riferimento alla vendita effettuata da un precedente proprietario ad un nuovo acquirente. 

Dopo un'accurata osservazione, sono giunto alla conclusione che lo scultore, in questa circostanza, più che un'attività artistica abbia realizzato una bellissima operazione finanziaria, qualcosa che è molto più simile al conio di moneta o dell'emissione di un titolo azionario.

Dal punto di vista artistico, saremmo portati a pensare che queste sculture rappresentino l'estremizzazione di un processo di semplificazione, essenzializzazione, astrazione, minimizzazione dell'oggetto fino a eliminarne completamente la sua fisicità; dell'opera è rimasta solo l'anima, essenza ultima il cui sentimento si manifesta nell'osservatore attraverso la proiezione della fantasia e dell'immaginazione estetica.

Abbiamo accettato quadri vuoti, fatti della sola cornice. Abbiamo accettato scatolette di latta con dentro le feci dell'artista (la famosa Merda d'Artista di Piero Manzoni). Ci sono opere di inestimabile valore che sono un taglio su una tela, e un'infinità di altre opere di questo genere; esistono anche opere fatte di sola luce, che sono immateriali ma visibili. Le sculture immaginarie sono semplicemente la normale evoluzione della specie, ma se accettiamo le precedenti allora dobbiamo accettare anche loro e annoverarle a pieno titolo fra la grande categoria in cui si collocano esse e tutte le loro antesignane. Ovvero l'arte cosiddetta "moderna" e più nello specifico "contemporanea".

Sgomberato il campo da ogni ragionevole dubbio sulla loro legittimazione artistica, cerchiamo di capire cosa spinge un acquirente a sborsare una cifra non certo trascurabile per assicurarsi un'opera come questa; per capire ciò dobbiamo sapere che l'opera è "corredata" ad un certificato fisico (pezzo di carta) che ne attesta l'autore e l'autenticità. Se non ci fosse questo certificato fisico e tangibile, nessun individuo dotato di anche di una minima facoltà mentale acquisterebbe un'opera tale, nemmeno se fosse stata "scolpita" da Michelangelo Buonarroti in persona.

Il vero valore è quindi il certificato, che a differenza dell'opera va conservato in un posto sicuro e protetto. L'opera invece ha il grande vantaggio di essere intrinsecamente al riparo da danneggiamenti, furti e degrado dei materiali, fenomeni invece che affliggono e colpiscono in vario modo tutte le opere materiali.

Questo certificato è esattamente un titolo del tutto simile ad una banconota, un assegno bancario o un titolo azionario (quanto meno nella sua forma cartacea, ora soppiantata dalla versione digitale).

Tutti questi titoli sono accumunati da una serie di proprietà ed attributi: c'è l'emettitore, c'è un numero seriale che le identifica univocamente e c'è il valore nominale, per banconote e assegni il numero di euro (o altra valuta), per i titoli azionari il numero di azioni; per il certificato dell'opera il nome e la descrizione della statua immaginaria (si ogni statua immaginaria ha un nome proprio).

Ovviamente tutti i titoli hanno degli elementi che servono per dare garanzia sulla loro autenticità attraverso l'utilizzo di carte speciali, filigrana, timbri e firme che rendono, se non impossibile, quantomeno molto difficile la loro falsificazione.

Il fatto che a questi titoli venga attribuito un valore ben più alto del valore del "pezzo di carta" e che possano quindi essere usati per l'acquisto di un bene o un servizio si ha solo se la parte che riceve il titolo come pagamento ritiene attendibile l'emettitore e non abbia dubbio alcuno sull'autenticità del titolo stesso che potrà essere conservato e utilizzato per una operazione commerciale futura.

Per capire come si è arrivati a questo processo sarebbe necessario partire dalle prime forme di commercio, basate sul baratto, che si sono poi evolute attraverso l'utilizzo di strumenti di pagamento universalmente accettati, quali i metalli preziosi come l'oro sotto forma di piccoli lingotti o monete; in seguito c'è stato la graduale introduzione del valore nominale leggermente superiore al valore fisico; tale valore nominale era tuttavia "garantito" dall'autorevolezza del coniatore (l'imperatore, il re, la cui faccia era raffigurata nella moneta) e avanti così fino a sopprimere completamente il "valore" fisico del titolo. Ma non vorrei dilungarmi troppo e per chi volesse approfondire la storia ci sono montagne di libri e materiale online sull'argomento.

Quindi tornando all'opera, chi l'ha acquistata l'ha fatto solo perché essa è stata "realizzata" dall'artista (l'emettitore) il cui blasone, credibilità e notorietà non sono messi in dubbio.

Gli stessi acquirenti non acquisterebbero mai e poi mai un'opera simile fatta da un'artista sconosciuto o comunque privo di altrettanta notorietà, poiché il valore dell'opera è appunto data dal "valore" dell'artista.

In conclusione vorrei esprimere la mia personale opinione su tali opere artistiche; per farlo uso le parole di un famoso personaggio cinematografico certo che anche lui condividerebbe il mio giudizio: Per me, le sculture immaginarie sono una cagata pazzesca! (92 minuti di applausi)





Commenti

Post popolari in questo blog

ZedmeeHash: una nuova funzione di hash 32/64

Orgoglio analogico